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colpo di testa calcio ed encefalopatia traumatica cronica

Colpo di testa nel calcio ed encefalopatia traumatica cronica: quale correlazione?

L’obiettivo di questo lavoro è quello di analizzare, attraverso lo studio di alcuni articoli, i parametri scientifici che evidenziano le cause, i danni e le ripercussioni dovuti a traumi alla testa. Dopo un’introduzione generale, ci focalizzeremo su i traumi alla testa dovuti ad azioni tipiche della pratica del gioco del calcio, in particolare al colpo di testa. Inoltre, non di minore importanza, queste conoscenze sono finalizzate a suggerire metodi di allenamento ed avviamento alla pratica sportiva. Basti pensare alle linee guida adottate dalla Federazione calcistica scozzese, la quale ha applicato la prevenzione già in tenera età. Cos’è l’encefalopatia traumatica cronica? L’encefalopatia traumatica cronica (CTE) è una malattia neuropatologica, appartenente alla categoria delle Tauopatie. Si tratta di una malattia che porta a cambiamenti progressivi e degenerativi del cervello, collegata al vissuto motorio del trauma cerebrale. Come tali, gli ex atleti di sport di contatto (ed ultimamente anche nella pratica del calcio) risultano essere altamente esposti al rischio dello sviluppo della CTE. I ricercatori hanno identificato distinte caratteristiche patologiche di CTE, come pure una vasta gamma di sintomi clinici presenti, chiamata di recente “sindrome da encefalopatia traumatica” (TES). Questi sintomi clinici sono altamente variabili e non specifici, ma di particolare interesse sono

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valutazione posturale

LA VALUTAZIONE POSTURALE: QUARTO STEP

Quarto di 5 articoli all’interno dei quali troverai quelli che, secondo il mio punto di vista, sono gli step da seguire per una valutazione posturale completa. Consigli e spunti da mettere subito in pratica e racconti di campo. Ah, se non hai letto il terzo step lo trovi qui, altrimenti munisciti di carta e penna perché entriamo nella quarta fase.   LA DOVEROSA PREMESSA DI ROUTINE In ogni step faccio sempre una piccola premessa e quella di oggi è la seguente: in questa fase analizzeremo le forze che le linee miofasciali esercitano sullo scheletro. Il risultato di queste forze esprimono la postura che osserviamo in statica e le limitazioni funzionali che ritroviamo in dinamica. Per queste ragioni faremo un cenno sull’anatomia delle linee, ma non entreremo troppo nello specifico perché non basterebbe un articolo…forse neanche 100. Allo stesso modo, però, troverai una linea guida utile per orientarti ancor di più su quella che è la meravigliosa mappa chiamata corpo umano. Ah dimenticavo, ti avrò fatto la testa come un pallone sulla frase che mi porto dietro come mindset del mio approccio, ma la reputo essenziale e quindi so che mi scuserai se la ripeto: “Quando possiedi solo un martello, tutta

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calcolo della composizione corporea

STIMARE LA COMPOSIZIONE CORPOREA CON I TOOLS DI UNIVERSITY LAB

COSA SONO I TOOLS DI UNIVERSITY LAB? Con la parola “Tools” intendiamo tutti quegli strumenti che possono aiutare il Chinesiologo nella sua vita lavorativa quotidiana, rendendola più semplice e meno gravosa dal punto di vista operativo. Ci spiegheremo meglio. Sulla piattaforma University Lab – Tool Edition si possono trovare due tipi di Tools: compilabili in formato pdf (questionari, scale valutative, test fisici, etc.); compilabili in formato Excel. Tra queste due tipologie, quelli che si dimostrano particolarmente utili in campo lavorativo sono quelli compilabili in formato Excel, e nell’articolo di oggi, vedremo proprio come e perché. Per farlo riporteremo l’esempio dell’utilizzo dei Tools nel contesto della valutazione antropometrica.   MARTELLO PNEUMATICO O PICCONE? La strada che percorro tutte le mattine per andare al lavoro è semi-chiusa per lavori in corso. Un giorno, mentre guardavo un operaio spaccare gli ultimi pezzi di asfalto con un martello pneumatico, pensai: “Menomale che esistono questi strumenti… Chissà quando avrebbero finito lavorando solo con il piccone…” Ecco, i Tools di University Lab rappresentano un po’ il martello pneumatico del Chinesiologo. Questi strumenti non fanno altro che aiutare il professionista delle Scienze Motorie a velocizzare le proprie attività lavorative, spendendo meno energie e assicurandosi la stessa (se

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aterosclerosi

ATEROSCLEROSI – LA MALATTIA DEL SECOLO

L’aterosclerosi è la principale causa di malattia cardiovascolare a livello mondiale e, nonostante molti pazienti sopravvivano alle sindromi coronariche acute, essi possono subire alterazioni della funzionalità cardiaca che mettono le basi per l’insufficienza cardiaca. Nel corso dell’articolo, vedremo a la stretta relazione tra aterosclerosi e gli effetti benefici dell’esercizio fisico.   La dislipidemia e le radici eziologiche dell’aterosclerosi Uno sbilanciamento dei livelli delle lipoproteine sieriche può alterare l’omeostasi e portare allo sviluppo di condizioni patologiche che interessano il sistema cardiovascolare. Il termine dislipidemia è stato coniato per qualsiasi stato metabolico che denota questo squilibrio. Viene utilizzato per classificare diverse condizioni che interessano il metabolismo delle lipoproteine e che implica un aumentato rischio di malattia. L’infiltrazione subendoteliale di lipoproteine contenenti apoB, come quelle del colesterolo LDL, è alla base dei processi aterogenici. Se i livelli plasmatici di queste molecole sono elevati, vi è un aumentata probabilità di una loro infiltrazione e ritenzione all’interno della parete vascolare, dando il via alla formazione della placca aterosclerotica. Il termine aterosclerosi si riferisce all’accumulo di materiale grasso e/o fibroso nello strato più interno delle arterie, l’intima, e deriva dalla parola greca Atherè “pappa”, riflettendo l’apparenza del materiale che costituisce il core della tipica placca aterosclerotica.

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mascherina e performance

LA MASCHERINA RIDUCE PRESTAZIONI E CAPACITÀ FISICHE

La mascherina potrebbe ridurre la performance e le capacità fisiche. A rivelarlo, i risultati di uno studio clinico, pubblicato sul British Journal of Sports Medicine.   LA DIFFUSIONE DELLE MASCHERINE Le raccomandazioni sull’uso delle mascherine facciali durante l’esercizio variano a livello globale. L’impatto fisiologico dell’uso di maschere facciali di uso comune, come quelle di stoffa, durante l’esercizio è, però, scarsamente compreso. Sono diversi gli studi che si sono susseguiti in questo periodo, lo scopo è stato sempre quello di comprendere le varie risposte fisiologiche e soggettive durante l’esercizio. La parola mascherine è un termine troppo generico, infatti, a seconda delle tipologie, queste possono recare diversi effetti. Ultimamente, c’è un’ampia diffusione di mascherine in tessuto e questo è dovuto al fatto che, essendo ormai inserite come parte del proprio outfit, si ricerca sempre di renderle più versatili e riutilizzabili. Ecco perché, nello studio che analizzeremo in questo articolo, parleremo dell’impatto fisiologico e soggettivo della mascherina in tessuto.     LO STUDIO Nel tentativo di colmare questa lacuna di conoscenza, i ricercatori hanno confrontato le prestazioni di 31 adulti sani, di età compresa tra 18 e 29 anni, mentre svolgevano un test da sforzo su un tapis roulant con il protocollo di Bruce.

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insufficienza cardiaca

ESERCIZIO FISICO ED INSUFFICIENZA CARDIACA: PASSATO, PRESENTE E FUTURO

Oggi affronteremo un tema scottante come l’Esercizio Fisico e l’Insufficienza Cardiaca, mettendo a disposizione del Laureato in Scienze Motorie alcune conoscenze e competenze necessarie al fine di ottimizzare il lavoro al meglio. Vedremo l’evoluzione dell’interazione tra insufficienza cardiaca (HF) ed esercizio fisico e al modo in cui la comunità scientifica lo ha gestito. Infatti, da un lato, l’HF è la principale causa di morbilità e mortalità con una prevalenza stabile dal 1998 in poi che varia tra il 6,3% e il 13,3%, l’1 e il 50% dei pazienti con HF con frazione di eiezione ridotta (HFrEF) muore entro 5 anni dalla diagnosi. Infatti, l’esercizio fisico è visto come uno strumento diagnostico e prognostico, nonché un intervento terapeutico nell’HF cronico. Nella comunità scientifica, l’esercizio in HF è un argomento caldo come mostrato nella Figura 1, che riporta il numero di articoli inclusi in PubMed cercando “esercizio e HF”.   Figura 1. Risultati PubMed alla ricerca di “esercizio fisico e insufficienza cardiaca”.   Più precisamente, la conoscenza, l’applicazione clinica e l’interesse della ricerca sulle interazioni reciproche tra esercizio fisico e HF hanno fasi diverse nella progressione dell’HF (Figura 2): Prima dell’inizio dell’HF (passato): l’esercizio fisico offre benefici protettivi nella prevenzione dell’HF (prevenzione primaria). Con HF presente:

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L’IMPATTO DEL CICLO MESTRUALE SULLA PERFORMANCE ATLETICA: UNA REVISIONE NARRATIVA

Elementi di fisiologia unici nel sesso femminile, come la fluttuazione delle concentrazioni degli ormoni sessuali durante le diverse fasi del ciclo mestruale, possono essere un punto importante per ottimizzare la performance e per garantire la salute delle atlete. La maggior parte della ricerca nel campo della scienza sportiva è stata condotta su uomini e le scoperte in questi ambiti sono state applicate impropriamente anche alle donne. Analizzare l’impatto delle fasi del ciclo mestruale sulla performance fisica è una componente significativa, necessaria per sviluppare evidenze anche sul genere femminile. Lo sviluppo di questa base di evidenze potrebbe migliorare le conoscenze su come il ciclo mestruale può influenzare le atlete e su come l’allenamento, il recupero ed i programmi di monitoraggio delle atlete possono essere realizzati considerando la fase del ciclo mestruale. In questa revisione verrà quindi esaminato l’impatto del ciclo mestruale sulla percezione della performance e sui dati oggettivi misurati nella popolazione atletica femminile.   Breve ripasso sulla fisiologia del ciclo mestruale La riproduzione umana dipende dall’integrità di un sistema di segnali endocrini e paracrini ed essendo un processo complesso, dipendente da diverse variabili ed esposto a diverse azioni, reazioni ed interferenze, la sequenza del ciclo mestruale è, in generale,  particolarmente

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sindrome metabolica ed esercizio fisico

ESERCIZIO FISICO E SINDROME METABOLICA, UNA OVERVIEW ALTAMENTE PROFESSIONALIZZANTE CHE IL LAUREATO IN SCIENZE MOTORIE DOVREBBE SAPERE

La sindrome metabolica è un raggruppamento di obesità, diabete, iperlipidemia ed ipertensione arteriosa che si verifica con una frequenza crescente nella popolazione globale odierna. Sebbene vi siano alcune controversie su i suoi criteri diagnostici, ad oggi, le best practice per combatterla sono orientate verso la pratica continua di esercizio fisico controllato ed ad personam. Inoltre, lo stress ossidativo, definito come squilibrio tra la produzione e l’inattivazione di specie reattive dell’ossigeno, ha un ruolo fisiopatologico importante in tutte le componenti di questa patologia. Lo stress ossidativo e la conseguente infiammazione inducono la resistenza all’insulina che, probabilmente, collega i vari componenti di questa malattia. Rivediamo brevemente il ruolo dello stress ossidativo come componente principale della sindrome metabolica e, poi, discutiamo l’impatto dell’esercizio su questi percorsi fisiopatologici. In aggiunta, vedremo l’effetto dell’esercizio fisico nel ridurre l’infiammazione indotta dai grassi e come agisce sulla pressione sanguigna. LA SINDROME METABOLICA La sindrome metabolica (SM) descrive una costellazione di ipertensione, diabete e dislipidemia causata dall’obesità addominale ed è stata anche variamente chiamata sindrome X, sindrome da insulino-resistenza e quartetto mortale. I criteri diagnostici per la SM sono stati stabiliti da diverse organizzazioni con lievi variazioni in questi criteri (Tabella 1). L’aumento globale della prevalenza della SM,

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IL RUOLO INTEGRATIVO DI LEPTINA, ESTROGENI ED INSULINA NEL CANCRO AL SENO ASSOCIATO ALL’OBESITÀ: I POTENZIALI EFFETTI DELL’ESERCIZIO FISICO

Il cancro al seno è la forma più comune di cancro nelle donne a livello mondiale. L’obesità è un fattore di rischio per questo tipo di cancro nelle donne in postmenopausa e contribuisce al 9% delle morti per cancro al seno nel mondo. Un’elevata adiposità potrebbe promuovere lo sviluppo e la progressione del cancro nelle donne in postmenopausa attraverso diversi meccanismi, tra cui un aumentato livello delle concentrazioni circolanti di estrogeni e/o insulina e IGF (fattore di crescita insulino simile). Questo articolo avrà come focus il ruolo della leptina nello sviluppo e nella progressione del cancro al seno postmenopausa, descriverà le interazioni chiave con gli estrogeni e la famiglia dell’insulina e discuterà l’influenza dell’esercizio fisico su queste interazioni.   Il ruolo del tessuto adiposo nel rischio di cancro al seno Il grasso corporeo è considerato un marker rilevante nel rischio di cancro al seno in donne in postmenopausa, anche se i principali meccanismi fisiologici che li collegano non sono ancora ben chiari. La circonferenza vita, indipendentemente dal BMI, è stata infatti associata positivamente al rischio di cancro al seno. Diverse vie biologiche interconnesse potrebbero mediare l’associazione tra l’adiposità, soprattutto viscerale, ed il cancro al seno nel postmenopausa e comprenderebbero gli

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monitoraggio dello state-stress negli atleti

GLI STRUMENTI DI MONITORAGGIO DELLO STATE-STRESS PER GLI ATLETI

Negli ultimi decenni, atleti, allenatori e laureati in Scienze Motorie hanno cercato di trovare metodi creativi ed innovativi per migliorare la qualità e la quantità dell’allenamento degli atleti. Questi sforzi hanno affrontato costantemente barriere, tra cui l’overtraining, la fatica, gli infortuni, le malattie ed il burnout. I limiti fisiologici e psicologici suggeriscono la necessità di una ricerca che affronti la prevenzione del sovrallenamento, massimizzi il recupero e gestisca con successo la linea sottile tra carichi di allenamento elevati ed eccessivi. Con il seguente articolo si vuole, oltre analizzare lo scenario attuale nel quale si trova a lottare il mondo dello sport per emergere, offrire spunti pratici per il monitoraggio dello state-stress negli atleti, prima di incorrere in overtraining e dropout.   Uno sguardo sullo scenario sportivo attuale Dalle ultime indagini, gli studiosi hanno riscontrato con maggior frequenza dei segnali di “intolleranza” da parte dei giovani, non solo verso il sistema sociale e scolastico, ma per vari aspetti anche verso il sistema sportivo, che ormai sono plasmati su modelli non più compresi e, anzi, respinti con una accentuazione delle differenze generazionali. Una prima spiegazione è che c’è sempre più voglia di riacquistare la propria libertà e la visione di uno sport

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L’ALLENAMENTO ISOMETRICO PER IL CONTROLLO DELLA PRESSIONE SANGUIGNA

In questo articolo vedremo, in particolare, come l’allenamento contro resistenza di tipo isometrico possa essere efficace nella gestione dell’ipertensione.   L’esercizio fisico come agente ipotensivo L’ipertensione arteriosa è uno dei principali fattori di rischio modificabili per morte cardiovascolare, a livello mondiale. Esiste, infatti, una forte ed indipendente correlazione tra morbidità e mortalità da malattie cardiovascolari ed ipertensione. Il principale obiettivo della terapia antipertensiva è quello di ridurre la pressione sanguigna entro un range target, attraverso la modifica degli stili di vita (es. esercizio fisico), oppure combinando la terapia farmacologica alla modifica degli stili di vita. I farmaci antipertensivi hanno minimi effetti indesiderati, ma sono efficaci in circa il 50% delle persone a cui vengono prescritti e, nonostante siano state suggerite diverse strategie, la modifica delle proprie abitudini di vita rimane quella più rilevante. A riguardo, l’esercizio fisico ha un ruolo cruciale come agente ipotensivo. In una metanalisi in cui sono stati inclusi 391 studi si è dimostrato, infatti, che il trattamento tramite esercizio fisico ha ottenuto lo stesso effetto di quello farmacologico per quanto riguarda la riduzione della pressione sanguigna in soggetti ipertesi.   Contrazione Isometrica E Sistema Vascolare La contrazione isometrica sostenuta genera una pressione intramuscolare costante sulla vascolatura,

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disturbi del sonno

DISTURBI DEL SONNO: IN CHE MODO L’OBESITÀ E ALTRE PATOLOGIE POSSONO ESSERNE RESPONSABILI?

Molto spesso, i disturbi del sonno sono legati all’insorgenza di alcune patologie che agiscono negativamente sul regolare funzionamento del nostro orologio biologico. In questo articolo, vedremo la relazione che esiste tra questi disturbi e malattie come l’obesità e cosa fare per contrastarli.   DISTURBI DEL SONNO E PATOLOGIE: QUALE RELAZIONE? Una combinazione di modelli matematici ed esperimenti ha dimostrato che “l’ingorgo citoplasmatico”, causato da invecchiamento, demenza e/o obesità, interrompe i ritmi circadiani portando a cicli sonno-veglia irregolari. I matematici del KAIST (Korea Advanced Institute of Science & Technology) e i ricercatori della Florida State University hanno identificato il principio di come l’invecchiamento e malattie come la demenza e obesità causano disturbi del sonno.  In un precedente articolo, eravamo andati alla scoperta dei ritmi circadiani. Ne abbiamo constatato la loro importanza e identificato alcune strategie per regolarli. Infine, sempre nello stesso articolo, abbiamo notato come il ritmo più importante sia proprio quello sonno-veglia che, se alterato, può portare ad una serie di conseguenze anche gravi. Il corpo umano regola questi ritmi grazie ad un “orologio circadiano”. Questo orologio indica al nostro corpo quando riposare, generando ritmi di 24 ore di una proteina chiamata PERIOD (PER). La quantità di proteina PER aumenta

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L’IMPATTO DELLA SEDENTARIETÀ SUL MAL DI SCHIENA

La società attuale ci ha inconsapevolmente predisposti a uno stile di vita sempre più sedentario; basti pensare, durante l’arco di una giornata, quante volte stiamo seduti piuttosto che in piedi, quante volte immobili piuttosto che in movimento. Anche tu adesso che stai iniziando a leggere il mio articolo lo fai probabilmente da seduto, come io del resto ho passato molte ore seduto per la stesura. All’aumento della sedentarietà degli ultimi decenni, sono aumentati anche i casi di mal di schiena di cui tutti abbiamo avuto esperienza. Nel presente articolo andremo a scoprire se in letteratura sia stato effettivamente dimostrato un legame tra le ore che passiamo seduti e la probabilità di sviluppare dolore alla schiena. Infatti, è sempre più affermato il ruolo dello stare attivi sulla salute, ma c’è una relazione opposta? Ovvero la sedentarietà può essere un fattore predisponente di mal di schiena? “Il pensiero scientifico si nutre della capacità di vedere le cose in modo diverso da come le vedevamo prima” – Carlo Rovelli.   UNO SGUARDO ALLE POCHE REGOLE PER LA SALUTE Recentemente un articolo pubblicato sul British Journal of Sport Medicine ha riportato lo sviluppo di nuove linee guida dell’OMS sull’attività fisica e sul comportamento sedentario,

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riprendere attività fisica dopo infezione da Covid-19

PROTOCOLLI PER IL RETURN TO PLAY DI ATLETI DOPO L’INFEZIONE DA COVID-19

La pandemia da Covid-19 ha causato la sospensione e l’annullamento della maggior parte degli sport per minimizzare il rischio di diffusione dell’infezione, ma sono comunque molti gli atleti risultati positivi. La domanda che ci poniamo è, quindi, come possono gli atleti che sono stati affetti dal Covid-19 ritornare ad allenarsi in sicurezza? Diversi studi hanno confermato, infatti, la possibilità di una possibile compromissione permanente del sistema cardiorespiratorio a seguito dell’infezione. Nel corso dell’articolo, andremo ad analizzare le raccomandazioni pratiche ed evidence-based per un Return To Play (RTP) in sicurezza.   Quali sono gli effetti del COVID-19 sul cuore? Dei pazienti ospedalizzati a causa dell’infezione, dal 10% al 28% dimostravano un danno a livello del miocardio con una mortalità che arrivava al 69.4% e, anche dopo la loro guarigione, in questi soggetti si evidenziavano alterazioni negli esami di risonanza magnetica cardiaca (MRI). Il virus può interessare il cuore in almeno due modi fondamentali: il primo, attraverso la “tempesta di citochine” che si sviluppa durante la forma severa di infezione e che può portare ad una riduzione della funzionalità cardiaca, simile a quella vista in altre forme di sepsi; il secondo, è l’infezione diretta delle cellule del miocardio, con elevati livelli di

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attività fisica e sedentarietà linee guida 2020

ATTIVITÀ FISICA E SEDENTARIETÀ, LE LINEE GUIDA DEL 2020

In questo articolo verranno sviscerate le linee guida del 2020 riguardanti l’attività fisica e la sedentarietà. Quanto dovremmo muoverci? E quanto dovremmo far muovere i nostri clienti?  I tassi di sedentarietà sono in continuo aumento, e con essi anche patologie e diminuzione delle condizioni di stabilità di soggetti con patologie croniche. Ma andiamo a sviscerare il tema ed aggiungiamo un altro strumento nella nostra “cassetta degli attrezzi”.   LINEE GUIDA GLOBALI SULL’ATTIVITÀ FISICA Nel 2018, l’Assemblea Mondiale della Sanità (AMS) ha approvato un nuovo Piano d’Azione Globale riguardante l’attività fisica con estensione 2018 -2030 prefiggendosi come obiettivo la riduzione dei livelli di inattività fisica negli adulti e negli adolescenti del 15% entro il 2030. Le linee guida globali e nazionali sull’attività fisica sono la componente CENTRALE della governance e di un quadro politico efficiente e coerente in materia di salute pubblica. L’OMS raccomanda che tutti i paesi stabiliscano linee guida nazionali, prefiggendosi degli obiettivi relativi all’attività fisica. Per aiutare le popolazioni a raggiungere gli obiettivi e a mantenersi in buona salute, a tutti i paesi è stato consigliato di sviluppare e attuare adeguate misure politiche nazionali e subnazionali per consentire alle persone di tutte le età e capacità di essere

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ritmi circadiani ed esercizio fisico

L’ESERCIZIO FISICO PUÒ REGOLARE I NOSTRI RITMI CIRCADIANI?

Sono le 7 del mattino, la luce del sole entra piano piano dalla finestra e colpisce la tua palpebra, filtra piano piano nella retina che a sua volta attiva il cosiddetto pacemaker circadiano (nucleo soprachiasmatico ipotalamico), ad interrompere la produzione di melatonina a favore di quella del cortisolo. Il risveglio è graduale ed il tuo sistema nervoso autonomo (SNA) sta pensando esattamente di metterti in moto lentamente.     Tutto molto bello, peccato che lo scenario comune invece è: Sono le 7 del mattino, la tapparella è abbassata perché la sera entra la luce artificiale della strada e non riesci a prendere sonno. La sveglia suona ed il tuo cuore comincia a battere più forte perché il tuo SNA (si abbassa il parasimpatico inizialmente e si attiva successivamente l’ortosimpatico), sta pensando che devi scappare da un leone. In realtà devi solo andare al lavoro come tutte le mattine e domani hai anche il turno di notte. A questo punto pensi: era meglio il leone! Scherzi a parte, questo è solo uno dei tanti esempi di come manipoliamo i nostri ritmi naturali e sottoponiamo costantemente il nostro corpo a stress non benefico. Se lo sommiamo ad altri fattori, ripetuti per tutti

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malattie metaboliche ed esercizio fisico

Malattie metaboliche e covid-19: il ruolo protettivo dell’esercizio fisico

All’infezione provocata dal SARS-CoV-2 è associata un’elevata mortalità, con le maggior comorbidità rappresentate principalmente da ipertensione, diabete e malattie cardiovascolari. In questo articolo andremo ad analizzare la correlazione tra la severità della malattia provocata dal COVID-19 e le malattie metaboliche, ed il ruolo dell’esercizio fisico nel migliorare l’efficienza del sistema immunitario.   Diabete mellito ed obesità: fattori di rischio per l’infezione da covid-19 Sono circa 463 milioni le persone che a livello mondiale soffrono di diabete mellito, mentre l‘obesità affligge quasi 1/3 della popolazione mondiale. La co-esistenza di obesità e diabete mellito, conosciuta anche “diabesity” è un’altra pandemia che interessa il mondo attualmente, oltre a quella da COVID-19. Una scarsa salute metabolica è considerata il principale fattore di rischio per lo sviluppo di forme severe di COVID-19, probabilmente dovuto alla disfunzione del sistema immunitario in sinergismo con le complicanze patofisiologiche delle comorbidità che caratterizzano le malattie metaboliche. Sono stati evidenziati diversi meccanismi che predispongono i pazienti con diabete mellito e malattie metaboliche ad una maggiore severità della malattia da COVID-19. Vediamo quindi ora nel dettaglio qual è il link patogenico che collega le malattie metaboliche, l’obesità ed il Covid-19.   1. Carica virale Un possibile meccanismo attraverso il quale il

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dolore alla schiena e lombalgia

Il ruolo della fascia nel low back pain, una possibile fonte di dolore alla schiena?

In questo articolo vedremo come, in un soggetto affetto da lombalgia, anche il tessuto fasciale possa essere implicato nella percezione del dolore alla schiena.   Dolore alla schiena e lombalgia: quali le possibili cause? “La nostra scienza ha speso più tempo sulle interazioni molecolari che comprendono il nostro funzionamento, approfondendo meno il modo in cui diamo una forma a noi stessi”. -Myers Ormai è risaputo che la lombalgia aspecifica ha un’eziologia multifattoriale. La letteratura attuale non supporta una causa definitiva degli episodi iniziali di lombalgia. Da un punto di vista anatomo-patologico, quindi, qualsiasi struttura innervata nella colonna lombare può causare sintomi di lombalgia. Queste potenziali strutture sono i muscoli, i legamenti, la dura madre e le radici nervose, le articolazioni zigapofisarie, l’anulus fibroso, le vertebre e una struttura che per molto tempo è passata inosservata tanto che Carla Stecco la definisce “la struttura dimenticata”: parliamo della fascia.   La Fascia: nuovi orizzonti in anatomia Secondo l’American Heritage Stedman’s Medical Dictionary (2007), una fascia è “un foglio o una fascia di tessuto connettivo fibroso che avvolge, separa o lega insieme i muscoli, organi e altre strutture molli del corpo”. Per decenni, lo studio del sistema muscolo-scheletrico ha avuto un approccio totalmente

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esercizi pavimento pelvico

L’impatto dell’esercizio fisico sulla disfunzione del pavimento pelvico

In questo articolo, vedremo come gli esercizi per il pavimento pelvico possono rappresentare una valida terapia per ridurre i disturbi legati all’incontinenza urinaria nelle donne.   Pavimento pelvico e incontinenza urinaria I dati sull’incidenza dell’incontinenza urinaria (UI) nella popolazione femminile sono molto dissimili, ma secondo i dati dell’International Continence Society (ICS), il 10% della popolazione femminile soffre settimanalmente di perdite di urina e tra il 25% e il 45% ne   soffre occasionalmente.  In base all’eziologia e alla fisiopatologia, è possibile classificarne 3 tipi: Stress UI (SUI) Urge UI (UUI) Mixed UI (MUI) La SUI è definita come la fuoriuscita involontaria di urina durante uno sforzo come tosse, starnuti o risate. Un aumento della pressione addominale dovuto allo sforzo fisico mette sotto stress la vescica, provocando la fuoriuscita di urina.  I meccanismi di base responsabili di tale reazione sono lo scarso supporto uretrale da parte dei muscoli del pavimento pelvico e la carenza di forza dello sfintere.  Sono molti i fattori predisponenti alla SUI, tra cui: numerosi parti, operazioni precedenti, indebolimento generalizzato del tessuto connettivo, deficit ormonale, mutilazione genitale o riduzione degli organi riproduttivi.  L’UUI (comunemente chiamata “vescica iperattiva”) è la fuoriuscita involontaria di urina preceduta da un forte e improvviso

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Sedentarietà causata dalla pandemia da Covid

L’impatto della sedentarietà sulla salute neuromuscolare, cardiovascolare e metabolica

Questo periodo di inattività causato dalla pandemia da Covid-19 sta mettendo in seria difficoltà la nostra società, affliggendo tutti indipendentemente da età, sesso ed etnia, costringendo le persone, persino le più giovani ed in salute, ad adottare improvvisamente comportamenti sedentari. Questo articolo ha lo scopo di evidenziare l’impatto della sedentarietà sul corpo umano a livello muscolare, cardiovascolare, metabolico, endocrino e sul sistema nervoso, sulla base delle conoscenze ricavate da diversi modelli di inattività, come ad esempio l’immolizzazione a letto e la riduzione dei passi giornalieri.   L’impatto dell’inattività sul sistema neuromuscolare Le conseguenze negative dell’inattività sul sistema muscolare sono state riconosciute già dai primi anni ’20 da Cuthbertson che suggerì come l’inattività prolungata in soggetti sani provocasse la perdita di azoto, fosforo e calcio, a causa del “non utilizzo” dei muscoli e delle ossa. Quarant’anni dopo, Saltin et al., un pioniere della fisiologia umana, ha dimostrato che in risposta a 20 giorni di confinamento a letto, giovani individui sani subivano una riduzione della VO2max del 28% e del volume cardiaco del 11%. Gli effetti causati dalla rapida perdita di massa muscolare, in particolare di quella antigravitaria, sono ormai ben stabiliti ed influenzano sia massa che forza muscolare. È importante sottolineare

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donna che si chiede come evitare il dolore muscolo scheletrico

Come evitare il dolore muscolo-scheletrico: esiste un modello?

Cerchiamo di capire bene quali sono i processi e i percorsi del dolore, seguendo un modello e proponendo una soluzione: come evitare il dolore muscolo-scheletrico? INTRODUZIONE “La vita è nel movimento” Aristotele Che cos’è il movimento se non espressione della vita? Non esiste essere vivente che sia immobile, allorché anche quando siamo apparentemente fermi, il nostro sangue scorre, i potenziali d’azione percorrono in continuazione gli assoni dei neuroni, il nostro respiro eleva e deprime il torace, il nostro cristallino si accomoda alla luce, i nostri muscoli alternano la contrazione, gli osteoclasti e gli osteoblasti modellano l’osso. E se alcuni di questi aspetti sono interni e invisibili al nostro occhio, un’altra grande fetta del movimento è invece fruibile all’esterno, poiché l’uomo è un essere d’azione. L’azione è il movimento con l’intenzione, cioè ha il fine di raggiungere volutamente uno scopo specifico.  Dove c’è volontà, c’è il nostro cervello che ne dà forma attraverso i comportamenti. È lui stesso che, con una serie di processi e condizioni mentali, fornisce intenzione, poiché “sa molto sul movimento e poco sui muscoli”.  Che cosa succede però, a questi meccanismi, quando siamo in una condizione di dolore muscolo-scheletrico? Il cervello produce gli stessi pattern di movimento?

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ragazza che studia per valutazione posturale

La valutazione posturale. Terzo step

Terzo di 5 articoli all’interno dei quali troverai quelli che, SECONDO IL MIO PUNTO DI VISTA, sono gli step da seguire per una valutazione posturale completa: consigli e spunti da mettere subito in pratica e racconti di campo. Ah, se non hai letto il primo step lo trovi qui, per il secondo step invece clicca qui, altrimenti non ti resta che prendere carta e penna ed entrare insieme a me nella terza fase. PREMESSA: LA POSTURA IDEALE NON ESISTE “Notizia bomba!”, qualcuno penserà. Sì, perchè mentre qualcuno pensa che sia giusto simmetrizzarci come fossimo dei lego, la biologia fa il suo corso, creando forme non sempre simmetriche e seguendo una via dove incontra meno resistenza. Attenzione: quando dico che non esiste una postura ideale non intendo che non esiste una postura ottimale PER OGNI INDIVIDUO, ma semplicemente che non può esserci uno standard da seguire, anche perché siamo il frutto di ciò che proviamo e facciamo, quindi se uno sportivo è formidabile con una postura non perfettamente simmetrica ma “asintomatica”, perché andare ad alterare quell’equilibrio? Anzi, l’asimmetria è vita. Dicevo: esiste una postura ideale per OGNI INDIVIDUO, nel senso che il nostro corpo deve tendere al suo equilibrio anche se

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professionista che usa app per valutazione funzionale

Smartphone apps per la valutazione funzionale – parte 2

Nell’articolo precedente abbiamo trattato le smartphone apps nel contesto di valutazione funzionale dell’atleta, mettendo in risalto gli ambiti in cui queste potrebbero tornare utili all’operatore.  Nell’articolo di oggi continueremo su questa falsariga. Quindi, parleremo ancora di valutazione ma cambiando ambito: analizzeremo le smartphone apps utili alla valutazione della velocità, dell’agilità e dell’equilibrio. APPS PER LA VALUTAZIONE DELLO SPRINT E DELLA CODA La velocità di sprint, l’output di potenza, la decelerazione con la successiva accelerazione (che insieme costituiscono la cosiddetta CODA, Change Of Direction Ability), sono delle variabili prestative chiave in molte attività sportive. Come abbiamo già visto nella parte 1 di questa serie di articoli, l’intero spettro della forza lineare, della velocità e dell’output di potenza delle capacità di ciascun atleta può essere descritto e studiato analizzando le relazioni forza-velocità e potenza-velocità. L’analisi dell’abilità di sprint è stata tradizionalmente condotta utilizzando metodi di riferimento come quelli che valutano lo spostamento del corridore o la sua velocità (tramite radar e sistemi laser) come una funzione del tempo. Ad ogni modo, queste variabili meccaniche della performance sono solitamente misurate con strumenti considerevolmente più costosi e complessi (come piattaforme di forza o specifici tapis-roulant). Pertanto, la possibilità per molti allenatori e/o società sportive

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campo in cui si effettua monitoraggio del carico di allenamento nel calcio

Il monitoraggio del carico di allenamento nel calcio

Fondamentale per migliorare la performance e la sinergia tra preparatore, allenatore e medico: parliamo del monitoraggio del carico di allenamento nel calcio. Carico esterno e interno L’obiettivo dell’allenamento è quello di somministrare all’atleta la giusta dose di carico in termini di volume, intensità e frequenza. Il monitoraggio dell’allenamento risulta quindi essere una componente cruciale per l’organizzazione delle sedute e il raggiungimento degli adattamenti desiderati. Inoltre, avere a disposizione dati di carico può aiutare nella prevenzione degli infortuni e del sovrallenamento. Il carico di allenamento può essere descritto in due modi: il carico esterno ed il carico interno. Il carico esterno è la misurazione oggettiva del volume e dell’intensità svolta dall’atleta in termini di distanza percorsa, velocità, tempo, sovraccarico utilizzato e numero di ripetizioni ecc. Di solito si è abituati a descrivere l’allenamento attraverso parametri di carico esterno (es. 4 volte 1000m in 4 minuti), tuttavia dobbiamo sempre tenere a mente che è il relativo stress fisiologici a determinare l’adattamento dell’atleta (consumo di O2, % frequenza cardiaca, produzione di lattato ematico) ovvero il carico interno (Impellizzeri et al. 2004). Monitoraggio del Carico Esterno Se nelle discipline individuali è sempre stato abbastanza facile avere dati di carico esterno, nel calcio è solo grazie alla diffusione

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telefono con app per valutazione funzionale su scrivania

Smartphone apps per la valutazione funzionale – parte 1

Oggi vengono utilizzate sempre più le apps, direttamente sugli smartphone, per monitorare la velocità di movimento. Ma quanto sono attendibili? Scopriamolo insieme. Introduzione La letteratura scientifica è oggi di comune accordo sul fatto che la velocità di movimento sia una delle più importanti variabili per il monitoraggio e la prescrizione dei programmi di allenamento della forza. Sebbene i trasduttori lineari di posizione e le unità di misurazione inerziale rappresentino i device più comunemente utilizzati per il monitoraggio della velocità di movimento, durante gli esercizi con sovraccarico, le smartphone apps stanno iniziando a dimostrarsi utili anche in questo contesto. Le applicazioni per smartphone, infatti, devono la loro repentina acquisizione di popolarità grazie al loro basso costo e alla loro enorme comodità e portabilità. Queste apps raccolgono dati utilizzando differenti tecnologie, quali il GPS, l’accelerometro, il giroscopio, il microfono, la calcolatrice, il cronometro, o la telecamera ad alta velocità. In questo contesto, sono di recente avvento alcuni studi che dimostrano come alcune smartphone apps siano capaci di misurare alcune variabili della performance fisica, come i parametri di velocità d’esecuzione di una ripetizione o di una intera serie, l’altezza di salto raggiunta, l’abilità nel cambio di direzione, etc, senza l’aiuto di alcuna strumentazione esterna.

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scienziato impegnato in valutazione posturale

La valutazione posturale. Secondo step

Secondo di 5 articoli all’interno dei quali troverai quelli che secondo il mio punto di vista sono gli step da seguire per una valutazione posturale completa: consigli e spunti da mettere subito in pratica e racconti di campo. Ah, se non hai letto il primo step lo trovi qui: ora prendi carta e penna perché adesso entriamo nel vivo della seconda fase. PICCOLA PREMESSA ANCHE QUI Ti riporto una premessa fatta anche nel precedente articolo, magari sarò ripetitivo ma è sempre giusto precisare ed essere onesti con se stessi. Come dicevo: l’applicazione pratica necessita comunque di molto studio. So di dire una cosa banale ma se non studiamo bene l’anatomia, la fisiologia etc., non sapremo come e dove cominciare, quali domande fare e perché, come ragionare sul caso e, figuriamoci, risolverlo. Quindi, prima di partire con una valutazione, parti da un’autovalutazione. Fatti alcune domande: sono in grado di approcciarmi a questo caso? Ho le competenze per ragionarci su? Ho una visione ampia? In caso contrario rischi di applicare metodi o protocolli senza un perché, o di usare le stesse metodiche sia se funzionino sia se non, perché conosci solo quelle. Ragion per cui ti riporto come sempre il mio mantra:

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atleti sottoposti a monitoraggio carico esterno e interno

Il monitoraggio del carico esterno e interno – Parte 2

Continua il nostro approfondimento sul monitoraggio del carico esterno e interno, un argomento caldo e spesso sottovalutato. Se hai perso la prima parte, la trovi qui! MONITORAGGIO DEL CARICO INTERNO Il carico interno viene monitorato valutando la risposta fisiologica e psicologica al carico esterno, ed esempi specifici includono misurazioni quali: la frequenza cardiaca i punteggi sulla scala RPE (Rate of Perceived Exertion) o questionari relativi agli stressors psicologici. Sebbene carico esterno ed interno vadano sempre valutati congiuntamente, il monitoraggio del carico interno rappresenta un migliore indice della risposta adattativa scatenata nell’organismo da uno o più carichi esterni. Ad oggi, siamo ancora molto lontani dal valutare il carico interno attraverso un’unica modalità di rilevazione, per cui questo tipo di carico dovrebbe essere valutato con un approccio olistico. Alcune delle strumentazioni ad oggi disponibili per la valutazione dei diversi parametri rappresentativi del carico interno sono però ingombranti, invasive, e a volte parecchio care da un punto di vista economico, così da risultare difficili da impiegare nella pratica quotidiana. L’abilità di quantificare il carico interno è di fondamentale importanza in quanto permette ad allenatori, preparatori atletici e addetti ai lavori di oggettivare le conseguenze dei carichi esterni e dei programmi di allenamento su

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atleta sottoposto a monitoraggio carico esterno e interno

Il monitoraggio del carico esterno e interno – Parte 1

Dall’antica Grecia a oggi: quanto sono cambiati i metodi per il monitoraggio del carico esterno e interno? Quali sono i più affidabili? Lo vediamo in questo approfondimento in due parti. INTRODUZIONE Nella moderna programmazione dell’allenamento la vera ossessione da parte di allenatori, preparatori, e addetti ai lavori è rappresentata dagli stimoli da utilizzare al fine di massimizzare le prestazioni dei propri atleti. Così, il trattato che ci apprestiamo a descrivervi è stato sviluppato con l’intento di sviscerare le caratteristiche di quello che ad oggi, nel mondo del training, è conosciuto con il termine di “carico di allenamento”.  Si tenterà quindi di descrivere lo stato dell’arte nell’ambito del monitoraggio sia del carico esterno che di quello interno, commentandone anche quelle che sono le reali caratteristiche delle varie strumentazioni e tecniche in termini di: validità riproducibilità tempo valore economico preparazione da parte dell’operatore relative limitazioni d’uso.  Una sezione specifica sarà dedicata anche alla direzione che dovrà prendere la scienza dello sport nei prossimi anni, in modo da colmare quelle lacune che non ci permettono di comprendere al meglio come oggettivare la seduta di allenamento e lo stato funzionale in cui si trova l’organismo umano. Ogni volta che l’allenatore parla attraverso serie, ripetizioni,

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allenamento funzionale ad alta intensità

Allenamento funzionale ad alta intensità (HIFT): effetti di 8 settimane sul controllo della glicemia e sulla composizione corporea nei soggetti obesi

Il diabete rappresenta un problema serio nel mondo contemporaneo, e l’obesità è uno dei maggiori fattori di rischio. Vediamo, allora, quali sono gli effetti dell’allenamento funzionale ad alta intensità sul controllo della glicemia e sulla composizione corporea negli adulti in sovrappeso ed obesi.   L’allenamento funzionale ad alta intensità come strategia di prevenzione Poiché i costi sanitari attribuibili al diabete continuano ad aumentare, è indispensabile esaminare nuovi approcci per prevenire questa malattia cronica. Il Diabetes Prevention Program (DPP) ha dimostrato che un intervento sullo stile di vita riduce significativamente l’incidenza cumulativa del diabete vicino al 60%, rispetto al 30% in un gruppo che utilizza solo farmaci (metformina). Lo studio DPP ha anche dimostrato che gli interventi sullo stile di vita, i quali includono attività di intensità moderata e modifiche dietetiche, hanno successo nel ridurre il peso corporeo di oltre 4 kg rispetto ai gruppi delle persone che assumono farmaci. Inoltre, quelli nel gruppo stile di vita hanno avuto risultati simili, se non migliori, relativamente ai marcatori diabetici, rispetto a quelli nel gruppo di trattamento e di controllo per un periodo di quattro anni. Pertanto, possiamo teorizzare che i programmi sullo stile di vita possano essere più adatti a prevenire lo sviluppo

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La valutazione posturale. Primo step

COSA CI PORTIAMO A CASA Primo di 5 articoli all’interno dei quali troverai quelli che PER ME sono gli step da seguire per una valutazione posturale completa, consigli e spunti da mettere subito in pratica e racconti di campo, ovvero quelle situazioni realmente accadute nel mio studio da cui puoi trarre un vantaggio in termini di tempo. In che senso in termini di tempo?  Eh sì, perché se ti racconto cosa mi è successo, magari se un giorno capitasse a te saprai essere pronto alla situazione senza cadere nell’imprevisto. Poi ovvio, l’imprevisto può sempre capitare, e forse è proprio quello che amiamo del nostro lavoro: il continuo fascino del nuovo che all’inizio può spaventare, ma dopo averlo superato ci rende migliori. Sappi che: la valutazione inizia da subito e non finisce mai. Ogni volta che noi valutiamo, in realtà stiamo già somministrando parte della terapia. Questi sono gli aspetti che PER ME servono ad effettuare la prima parte della valutazione, che come fase reputo la più importante di tutte (chi ben comincia è a metà dell’opera). Io nella prima consulenza dedico almeno la metà del tempo totale ascoltando la persona che ho di fronte ed il mio consiglio è che

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ragazzo che simula cuore per variabilità cardiaca

Variabilità cardiaca: un dato importante per il laureato in Scienze Motorie

In questo articolo parleremo di variabilità cardiaca (HRV): cos’è? Perché è importante per noi scienziati motori? Come possiamo utilizzarla? Le origini della misurazione HRV Nel 1733, Stephen Hales osservò per la prima volta la variazione della pressione arteriosa e la durata del tempo di battito durante il ciclo respiratorio nei cavalli. Il primo rapporto documentato della variabilità dei ritmi cardiaci è accreditato a Carl Ludwig nel 1847, quando documentò l’aritmia del seno respiratorio (RSA) utilizzando un chimografo a tamburo fumé, un dispositivo da lui inventato che permetteva la misurazione dell’attività meccanica. Utilizzando i galvanometri all’inizio del XX secolo, William Einthoven produsse le prime registrazioni continue dell’attività elettrica del cuore. All’inizio degli anni ’60, Norman Jeff Holter sviluppò un piccolo dispositivo portatile in grado di ottenere ECG ambulatoriali a lungo termine (>24 ore). Il dispositivo ha portato ad una crescita esponenziale delle informazioni relative al rapporto tra HRV e malattia. L’analisi nel dominio del tempo è stata eseguita su queste prime misurazioni ECG, mentre l’analisi nel dominio della frequenza non è esistita fino ai primi anni ’70. Il rilevamento della variabilità della frequenza cardiaca in relazione al monitoraggio delle prestazioni nelle attività fisiche è un campo relativamente nuovo che mira a

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donna che misura comportamento sedentario al lavoro

Come valutare il comportamento sedentario sul posto di lavoro?

Nell’articolo analizziamo i metodi scientificamente validi per misurare il comportamento sedentario sul posto di lavoro, tra mezzi tradizionali e tecnologia. Cos’è il Comportamento Sedentario? Il comportamento sedentario (CS) è stato definito come seduto o sdraiato con basso dispendio energetico ≤ 1,5 MET ed è un fattore di rischio indipendente per la salute. Nelle società moderne industrializzate è in aumento a causa dello stile di vita che prevede ad esempio: lavorare al computer, viaggiare in auto e guardare la televisione durante il tempo libero. Tutte le cause delle malattie croniche e della mortalità sono state collegate alla sedentarietà. È stata dimostrata una relazione tra tutte le cause di mortalità e le ore di sedentarietà giornaliere, con un aumento del 2% della mortalità all’ora per giorno. Anche dopo un aumento della quantità di attività fisica, il rischio di morte persiste dimostrando che il tempo trascorso a sedere è un fattore di rischio indipendente dal livello di attività fisica. Il CS può essere misurato con metodi dichiarativi, come questionari, e metodi oggettivi, come video, strumenti tecnici o la semplice osservazione. I parametri descrittivi l’ attività fisica e la sedentarietà sono: la durata, la frequenza, l’intensità, il contesto (tempo libero, lavoro, lavoro domestico, trasporto) il

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donna incinta che fa uso di antidepressivi con rischio di diabete Mellito gestazionale

Antidepressivi in gravidanza e Diabete Mellito Gestazionale: lo studio

Quali conseguenze ha l’utilizzo di antidepressivi durante la gravidanza? C’è una correlazione con lo sviluppo del Diabete Mellito Gestazionale? Riportiamo uno studio e chiariamo qualche punto su un argomento così delicato. Il  Diabete Mellito Gestazionale (GDM) Il diabete mellito gestazionale (GDM) è una delle condizioni più importanti che interessano la gravidanza ed è definito come un’intolleranza al glucosio che si verifica appunto durante la gravidanza, diagnosticata tra la 24a e 28a settimana di gestazione. Da studi condotti in tutto il mondo sembra che fino al 20% delle donne incinte presentino GDM, con numeri che continuano a salire a causa dell’aumento della popolazione in sovrappeso e obesa. Le gravidanze con GDM sono a maggior rischio di complicanze, che possono verificarsi durante il parto (parto cesareo, macrosomia, distocia), e può predisporre i figli allo sviluppo di diabete di tipo 2 (T2D) e obesità. Inoltre le madri che hanno avuto GDM sono più a rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e patologie cardiovascolari nel corso della vita. L’uso di antidepressivi Gli Antidepressivi (ADs) sono comunemente utilizzati durante la gravidanza e i neurotrasmettitori come la serotonina, norepinefrina e dopamina sono i recettori della loro azione. Tra i vari effetti collaterali legati a tali farmaci vi è l’aumento del peso, con numerose ricerche in letteratura che

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pallone in campo prima della match analysis

Match Analysis: perché è importante e come viene utilizzata

La Match Analysis sta diventando sempre più fondamentale all’interno di ogni staff tecnico sportivo. Di cosa si occupa un match analyst? Quali sono i suoi target? Vediamo i vari aspetti che costituiscono questa figura, in particolar modo legati al mondo del calcio. Introduzione La Match Analysis viene definita come l’analisi oggettiva di eventi elementari comportamentali avvenuti durante una gara sportiva, dove per elementari s’intende la scomposizione del gioco in principi semplici. Se si cerca un momento storico in cui la match analysis fa la sua comparsa per la prima volta, bisogna tornare indietro fino ai tempi degli uomini delle caverne e ai geroglifici: infatti la necessità di raccogliere informazioni ha origini remote come l’uomo. I geroglifici non sono altro che la raccolta e la disposizione visiva di ciò che accadeva sul campo di battaglia o nei terreni di caccia, proprio come un’analisi moderna.  Quanti tipi di Match Analysis esistono? Prima di chiarire i tipi e le finalità della match analysis, è importante fare una distinzione tra match analysis e performance analysis. La match analysis analizza solo ed esclusivamente il match, mentre la performance analysis va ad analizzare tutto ciò che comprende sia la preparazione ad un match (sedute di allenamento

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donna in menopausa impegnata in esercizio fisico

Esercizio fisico e Attività fisica nelle donne in menopausa

L’esercizio fisico nella donna con una chiave scientifica può portare a risultati inaspettati sia sull’estetica che sulla performance. Vediamo, con una sperimentazione, come cambiano alcuni fattori su donne giovani e donne in menopausa. Introduzione  Nel precedente articolo abbiamo messo in luce come alcuni meccanismi fisiologici si manifestino con azioni comportamentali differenti nella donna e nell’uomo, in base al numero di sedute di allenamento settimanale. Soprattutto nell’assunzione di cibi ricchi di grassi, la donna si è contraddistinta negativamente shiftando la propria alimentazione in modo scorretto e diminuendo quella che è la sua attività spontanea quotidiana. Questo evidenzia che prescrivere l’esercizio fisico, non tenendo conto dell’attività fisica o delle abitudini alimentari di un soggetto, porti inesorabilmente ad alimentare problematiche microfisiologiche che si manifesteranno, sfociando in patologie più o meno specifiche.  Nonostante siano presenti questi meccanismi è facile intuire che, con un adeguato approccio scientifico, si possano evitare e soprattutto si possa comprendere appieno fino a che punto le “compensazioni” del nostro organismo siano problematiche o no. Da risultato derivato dal primo studio nacque l’idea del secondo, capendo, più di ogni altra cosa, che non potevo solo basarmi su una raccolta dati ricavati da un questionario, ma dovevo sperimentare! Avevo bisogno di trattare

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uomo e donna che fanno esercizio fisico insieme

Esercizio fisico e attività fisica nell’uomo e nella donna: quanta differenza c’è tra i due sessi?

Lo studio sperimentale di ricerca pubblicato sul Journal Sports Medical Physical Fitness L’esercizio fisico nella donna e nell’uomo, con una chiave scientifica, può portare a risultati inaspettati, sia sull’estetica che sulla performance. Vediamo con una sperimentazione pubblicata su una rivista internazionale come e cosa considerare tra i due sessi. La Base Nel corso degli anni la terminologia, nel mondo delle attività motorie, ha subito un’evoluzione non indifferente. Basti pensare che, sebbene termini come esercizio, attività fisica, sport ed attività motoria possano sembrare simili tra loro, la realtà dei fatti ci dimostrerà altro. Esercizio fisico e attività fisica sono termini abitualmente utilizzati come sinonimi. Tuttavia, in termini scientifici queste definizioni hanno un significato leggermente diverso. Detto ciò, è evidente come nel prescrivere l’uno e l’altra vi sia la necessità di fare chiarezza e soprattutto, di diversificare chi fa cosa e la quantità di cui abbiamo bisogno nell’uno e nell’altro caso quando parliamo di uomini Vs donne. Nella seguente tabella sono riportati i termini e definizioni di uso corrente che ci faciliteranno il compito nella comprensione del focus sul topic proposto: Il termine attività fisica si riferisce a tutta l’energia che si brucia con il movimento. Si tratta principalmente delle attività di

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persona che fa wall climbing dopo l'hand grip strength test

Hand Grip Strength Test: un must have per i laureati in Scienze Motorie

L’Hand Grip Strength Test ha come scopo quello di misurare la forza isometrica massima esercitata dai muscoli dell’avambraccio. Oggi vedremo quanto è utile questo tool. Di cosa si tratta L’Hand Grip Strength Test ha come scopo quello di misurare la forza isometrica massima esercitata dai muscoli dell’arto superiore: della mano responsabili dell’estensione dell’avambraccio,  della flessione dei metatarsi e delle falangi,  della flessione delle dita e dell’adduzione del pollice.  Questo perché la forza dell’impugnatura è importante per ogni sport in cui le mani sono utilizzate per prendere, lanciare o sollevare. Inoltre, si è evidenziato che le persone con le mani forti presentano una forza generale molto sviluppata, e spesso può essere utilizzato anche come test di forza generale. D’altra parte un certo numero di studi in letteratura ha anche dimostrato come essa sia strettamente correlata alla forza esercitata da altri gruppi muscolari (Wind et al., 2010).  La misura della FORZA PRESA DELLA MANO (FPM) fa inoltre parte di batterie multi test per la valutazione dell’efficienza (fitness) neuromuscolare (Espana-Romero et al., 2010). Come si esegue il test Il Grip Test è un test di facile somministrazione, richiede pochi secondi di applicazione, è poco costoso e presenta numerose applicazioni in ambito clinico. Un

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EWMA: sistemi di monitoraggio a confronto

Nel precedente articolo abbiamo parlato delle principali caratteristiche di calcolo e utilizzo dell’Acute Chronic Workload (ACWR), oggi parleremo di Exponentially Weighted Moving Averages Ratio (EWMA) che prende in considerazione ed enfatizza l’effetto dei carichi acuti e cronici e di come questo strumento possa fornirci indicazioni sull’adattamento ai carichi e incidenza di infortunio dei nostri atleti. I pezzi mancanti dell’ACWR Ricordiamo che l’ACWR dovrebbe rappresentare l’andamento in acuto e cronico del Fitness-Fatigue model di Bannister e di come il nostro atleta si adatti ai carichi a lui sottoposti sul breve medio e lungo periodo. Partendo proprio da questo, l’analisi proposta da Menaspà [1] riguardante ACWR chiarisce di come l’indice non valuti correttamente l’adattamento dei carichi acuti e cronici dell’atleta; questo perché viene calcolato mediante il rapporto tra carico acuto della settimana e la media del carico cronico delle precedenti settimane. Secondo l’autore infatti, la media dei carichi cronici non può rappresentare in maniera appropriata l’andamento di fitness e fatica proposta da Bannister, poiché il carico della settimana 4 (la più distante dal carico acuto) pesa in egual misura della settimana 1 (proprio precedente al carico acuto). Quello che consiglia Menaspà è di ricercare una soluzione all’ACWR che permetta di valutare il

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Acute Chronic Workload: il sistema di monitoraggio dei carichi allenanti

La definizione di “carico” possiede molteplici sfaccettature a seconda del contesto di riferimento, ma il sistema di monitoraggio dei carichi per la performance sportiva può passare per l’Acute Chronic Workload. Lo sviluppo tecnico-fisico degli sport individuali e di squadra ha permesso una visione sempre più specialistica dello sport e dell’attività che gli atleti compiono durante gli allenamenti e le competizioni, con l’obiettivo di quantificare ed analizzare la performance sportiva. I sistemi tecnologici sempre più presenti in commercio possono permettere di valutare, sviluppare ed adattare le stimolazioni in maniera molto più oggettiva, affinché il soggetto possa sviluppare caratteristiche specifiche per lo sport di riferimento. La quantificazione dei minuti di gioco effettivi, l’utilizzo della video analisi, il monitoraggio della frequenza cardiaca e del lattato ematico, sono stati i primi mezzi per oggettivare i carichi allenanti e specializzare sempre più la prestazione fisica. Definire il “carico” La definizione di “carico” possiede molteplici sfaccettature a seconda del contesto di riferimento. Per quanto riguarda la medicina dello sport e la fisiologia dell’esercizio si definisce come singoli o multipli stressor fisiologici, psicologici o meccanici applicati nel tempo secondo durata, frequenza e intensità [1]. Macroscopicamente possiamo dividere la valutazione dei carichi allenanti secondo due categorie: valutazione carico

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La Scala dei Recuperi TQR e 8 sistemi per la programmazione dell’esercizio fisico

Affrontiamo oggi la pratica lavorativa con diversi sistemi di monitoraggio, capendo che anche il recupero è fondamentale nei programmi di esercizio fisico controllato. Il monitoraggio Come già affermato nel precedente articolo, per monitoraggio si intende letteralmente: un controllo sistematico, continuo e articolato di una situazione di un processo o di una funzione per mezzo di uno strumento di analisi. Prima di andare a vedere quelli che sono i vari metodi low cost di monitoraggio andiamo a vedere quelli che sono gli scopi, le caratteristiche, il timing e le tipologie. Il monitoraggio permette: Verifica della correttezza delle attività Verifica la comprensione delle attività Verifica l’aderenza al programma (compliance) Documentazione dei benefici ottenuti (incentivo motivazionale) Possibilità di diversificare le proposte Decisione nella progressione delle proposte Presa di coscienza di eventuali effetti negativi Le caratteristiche su cui si baserà il monitoraggio risulteranno quindi essere la: regolarità, dovrà sempre essere effettuato riproducibilità,se ripetuto due volte, deve dare la stessa info risultante coerenza, con quello che sto facendo non invasività, compatibile con la programmazione e con i giusti tempi di recupero Il timing potrà essere: periodico (legato alla periodizzazione) settimanale giornaliero continuo Esistono varie tipologie di Monitoraggio: controllo di sicurezza (pressione, farmaci…) controllo della reale

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La percezione dello sforzo: la Scala di Borg, dalla teoria alla pratica

Valutare la percezione dello sforzo attraverso una misurazione validata scientificamente è alla base del lavoro con tecnologie low cost: ti spiego tutto in questo articolo. Negli ultimi anni moltissimi esperti nel settore hanno cercato di validare metodi di valutazione e monitoraggio basati sulla percezione dello sforzo, per ottenere un indice del carico di allenamento sia per gli sport di endurance sia per gli sport di squadra. L’apparente semplicità e il bassissimo costo del metodo hanno fatto sottovalutare in maniera esponenziale l’importanza del corretto utilizzo delle scale, andando ad aumentare la percentuale di errori compiuti nella somministrazione delle scale di misura. Questi errori quindi, privano le scale delle loro proprietà di misura invalidando di fatto il suo utilizzo. Dietro ogni singola RPE, vi è uno studio dettagliato di quello che è il tipo di scala, dei numeri  e degli ancoraggi verbali; studi che hanno richiesto il lavoro di più persone in modo da essere validate. Nelle scale nulla è casuale e il loro utilizzo è vincolato dalle istruzioni fornire dai vari sviluppatori che hanno reso possibili la validazione di tale metodo. Ecco perché in questo breve articolo, ti spiegherò quelli che sono i punti fondamentali per utilizzare al meglio la RPE, fornendoti

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protocollo fms

Analisi osservazionale con il protocollo FMS

Analisi osservazionale con il protocollo FMS : valutazione della qualità del movimento e ricerca dei deficit funzionali negli schemi motori di base, in gruppo di studio sperimentale di 60 soggetti e quattro attività sportive. Obiettivo dello studio Il motivo di questo mio lavoro osservazionale è valutare comparativamente quattro attività sportive (Calcio ,Ginnastica artistica,Karate e Tennis) in una certa fascia d’età, attraverso l’uso di un test standardizzato come il Functional Movement Screen (FMS). Seguendo i protocolli FMS, l’obiettivo dello studio è ricercare quale sia l’attività sportiva delle quattro prese in osservazione, che determini minori deficit di movimento, miglior qualità negli schemi motori di base e minori retrazioni sulle catene cinetiche muscolari. Per svolgere tale valutazione, è stata utilizzato questa batteria di sette test motori, che riproducendo alcuni schemi motori di base, valuta flessibilità, stabilità e controllo motorio statico e dinamico. Metodo FMS Il test FMS è un test di valutazione funzionale, ideato da Gray Cook e Lee Burton nel 1995 per mettere sul mercato uno strumento che miri a determinare il punto debole del movimento di una persona attraverso degli schemi motori. Il protocollo Functional Movement Screen è stato studiato per individuare i movimenti disfunzionali, ossia individuare facilmente quei movimenti che

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How to calculate exercise energy expenditure

One of the most common subject in exercise physiology consist to assess or estimate caloric consumption during and after both physical activity and physical exercise. It’s a complex massive topic that gather a lot of subjects, like math, physic, physiology; each of them are a part of a complex mechanism which is human body that might be compared to a big watch, where if all the components are not in balance with each other the whole system collapse. First to immerge ourselves into the magic world of the human physiology it is important to understand some physical concept; that’s why I will talk about the Calorie. A Calorie is Defined as the energy needed to raise the temperature of 1 gram of water through 1°C (now usually defined as 4,1868 Joules). It’s important talking about calories because regardless of ours goals, that may be losing weight, body weight maintenance, or just know our daily energy consumption to check our well-being, counting calories is still considerate the main tool to manage these components properly. It is inevitable that talking about calorie may lead to the concept of the Total Energy Expenditure (TEE). TEE is the total number of calories expended each

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Come calcolare i consumi energetici dell’esercizio fisico?

Nel campo della fisiologia dell’esercizio, l’energia viene presentata in diversi modi, come consumo assoluto di ossigeno (L * min o ml * min), consumo relativo dell’ossigeno (ml * Kg * min), equivalente metabolico (MET) e kilocalorie. Il consumo di ossigeno Il consumo di ossigeno è la frequenza con cui quest’ultimo viene usato dall’organismo e può essere espresso in consumo di ossigeno relativo e/o assoluto. Il consumo di Ossigeno Assoluto è il volume grezzo di ossigeno consumato dal corpo, mentre il consumo di ossigeno relativo è il volume di ossigeno consumato rispetto al peso corporeo e può servire come un utile misura di idoneità tra gli individui. I METs presentano il costo energetico dell’esercizio in un formato semplice che può essere capito dalla popolazione generale per misurare l’intensità dell’esercizio. 1 MET è uguale al consumo relativo di ossigeno a riposo, che è di circa 3,5 ml * kg * min, quindi, se un individuo sta lavorando a 7 MET, sta completando circa 7 volte la quantità di lavoro e utilizzando 7 volte l’importo di energia di quella di riposo. I MET possono essere utilizzati per calcolare la spesa energetica nel tempo: Kcal*min= (MET * massa corporea in Kg * 3,5)/200 Ora

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Come calcolare i consumi energetici giornalieri (TDEE)

Uno degli argomenti più comuni della fisiologia dell’esercizio è quello di valutare o stimare il consumo energetico dell’attività fisica e dell’esercizio fisico. Questo tema molto complesso racchiude in sé un insieme di articolate materie, come la matematica, la fisica, la fisiologia, che collaborano al fine di formare questo grande sistema chiamato corpo umano che può essere paragonato ad un grande orologio, dove, se tutti i componenti non sono in equilibrio l’uno con l’altro, l’intero meccanismo collassa. Prima di immergerci nel magico mondo della fisiologia umana è importante capire alcuni concetti fisici, motivo per cui vi parlerò della caloria. Calorie e spesa energetica giornaliera La caloria è definita come la quantità di energia necessaria per aumentare la temperatura di 1 grammo di acqua di 1°C. È importante spiegare il concetto di caloria perché, a prescindere dai nostri obiettivi – che sia la perdita del peso o il mantenimento di quest’ultimo, o semplicemente conoscere il nostro consumo energetico per monitorare il nostro benessere – contare le calorie è ancora considerato lo strumento principale per gestire queste componenti in modo corretto. È inevitabile che parlare di calorie ci porti a discutere del concetto di spesa energetica giornaliera (TEE). La TEE rappresenta il numero

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6-minutes-walking-test

6 MINUTES WALKING TEST – English Version

The original purpose of the 6 minutes walking test was to assess exercise tolerance in those affected by chronic respiratory disease and heart failure. It’s currently used to measure the functional capacity in other populations like elderly,  special population such as pregnant women (http://www.hra.nhs.uk/news/research-summaries/the-six-minute-walk-test-in-pregnant-women-a-reference-range-study/ ), fibromyalgia, scleroderma, arthroplasty, and children as well (in particular obese ones). The 6MWT was developed in 1963 by Balke, during this test, a person supposed to cover a target distance in6 minutes of walking without interruption, the individual is allowed to self-place and rest as needed as they travel back and forth along a marked walkway. The theoretical cover distance might be estimated using a specific formula:   Male: 867-(5,71*age)+(1,03*stature) Female: 525-(2,86*age)+(2,71*stature)-(BMI) People unable to overcome 300 meters (0,660 miles), are considerate high risk of death, thus is considerate a reliable tool to estimate people hospitalization and mortality; it’s also used to detect changes following interventions to improve exercise tolerance for healthy older adults, as well as people with rheumatic conditions. 6MWT is administered in this way: Due to the functional statues difference between participants, the 6MWT may cause a wide difference of performance between people; American Thoracic Society (ATS) provided detailed instruction that highlight

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6 MINUTES WALKING TEST

La prima versione del 6 Minutes Walking Test fu quella di valutare la tolleranza all’esercizio fisico in coloro affetti da malattie croniche respiratorie ed insufficienza cardiaca. Attualmente, è anche utilizzato per misurare la capacità funzionale in anziani, e in coloro classificati come special population (popolazione speciale) in cui sono inclusi cardiopatici, persone affette da malattie croniche polmonari (BPCO), donne incinte, malati di fibromialgia, sclerodermia, artrosi  e bambini (in particolare quelli obesi). Il 6MWT fu sviluppato da Balke nel 1963, durante il test, il cliente deve camminare per 6 minuti cercando di coprire una distanza target senza interruzioni. L’individuo è autorizzato a riposarsi quando è necessario viaggiando avanti ed indietro lungo un percorso marcato. La distanza target varia in base alla persona e può essere stimata usando la seguente formula: Uomini: 867-(5,71*età)+(1,03*statura) Donne: 525-(2,86*età)+(2,71*statura)-(BMI) Le persone che non sono in grado di coprire una distanza di 300 mt. (0,660 miglia), sono considerate ad alto rischio di mortalità;per tale motivo il test è considerato uno strumento affidabile per prevenire il ricovero in ospedale e la mortalità delle persone. È anche usato per individuare cambiamenti e miglioramenti in seguito a un programma di esercizio fisico per adulti sani, così come in coloro con

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