Negli ultimi anni sempre più dirigenti o atleti si stanno rivolgendo agli Strength and Conditioning Coach (S&C), poiché vedono in loro una figura essenziale da affiancare all’allenatore per la crescita tecnico-sportiva di un atleta.
Se sei laureato o stai per laurearti in Scienze motorie ti sarai probabilmente chiesto a che cosa serva studiare psicologia, sociologia o pedagogia.
Questa riflessione non è del tutto sbagliata.
Per diventare un professionista dello Strength and Conditioning è importante avere determinate competenze e requisiti che, a volte, vanno oltre l’allenamento e la performance.
Nell’articolo scopriremo il lungo viaggio che un aspirante preparatore fisico-atletico (PFA) dovrebbe intraprendere, una volta terminato il percorso accademico.
Dalla teoria alla pratica: come raggiungere un profilo professionale a 360°
La preparazione fisica è un’area in continuo aggiornamento. Lo S&C coach, applicando le conoscenze apprese nel campo, ha come obiettivo principale quello di allenare i suoi atleti, migliorando le loro prestazioni sportive, per ottenere risultati migliori nelle loro discipline.
Il PFA non è solo questo.
Saper creare una programmazione annuale, conoscere e riuscire a spiegare la tecnica degli esercizi ai propri atleti, organizzare e gestire le sedute d’allenamento, valutare e analizzare i test, avere chiari i concetti della fisiologia dell’esercizio fisico e della nutrizione sportiva, sono solo alcuni degli aspetti chiave di un PFA.
Oltretutto la faccenda si complica quando non si è mai praticato quello sport, sarà quindi ancor più minuzioso il lavoro di “ricerca” del modello prestativo su cui creare una programmazione.
Allo stesso tempo non è detto che chi ha sempre praticato quello sport poi sarà un valido PFA.
Da dove iniziare quindi?
Quale dovrebbe essere l’iter da seguire per aspirare ad essere un buon Strength and Conditioning Coach?
Sicuramente improvvisarsi in un qualsiasi lavoro guardando o copiando altre persone sui social networks, o su altre piattaforme, non è il giusto punto di partenza.
Se il tuo obiettivo è diventare un S&C coach di buon livello, prima di tutto dovresti:
1. Conseguire almeno una laurea in Scienze Motorie e possibilmente una specializzazione o un master (in Italia purtroppo, a livello legislativo, nessuno ti vieta di allenare qualcuno anche se non sei diplomato, tranne in alcuni casi eccezionali che menzionerò successivamente). Puoi lavorare come coach privato senza una laurea, ma non tutte le strutture ti assumeranno senza un titolo;
2. A questo punto normalmente si è soliti cercare dei corsi di formazione extra-universitari che possano essere associati ad una Scuola di Formazione o ad una Federazione (per esempio, nel Rugby la Federazione non ti permette di accompagnare la squadra in campo il giorno del match se non hai conseguito il corso di PFA e se non sei tesserato come tale; inoltre, se vuoi essere abilitato a questo ruolo, per accedere al corso, tra i requisiti viene richiesta la laurea in SM o di certificare di essere un laureando);
3. Una buona parte dei laureati, una volta concluso il percorso accademico, decidono di continuare il loro percorso formativo facendo richiesta per un Internship in una società sportiva o in un’altra Università, anche all’estero. Uno stage da Assistance Coach ti dà la possibilità di iniziare ad allenare gli atleti, imparando da coach più esperti. È sicuramente un’opportunità in più per costruirti una rete di conoscenze, anche per aiutarti a trovare un lavoro. La maggior parte dei tirocini però non sono retribuiti (alcuni offrono la possibilità di un “rimborso spese”);
4. Un modo per ottenere credibilità, oltre a chiedere una referenza dal proprio tutor nel caso di chi avesse conseguito un Internship, potrebbe essere quello di prendere una Certificazione come Strength and Conditioning Coach. Oltre che ad ampliare il tuo bagaglio di conoscenze in materia di preparazione fisica, ti potrebbe tornare utile inserirlo nel tuo CV qualora volessi lavorare all’estero, o comunque in società di alto livello (per esempio, la Certified Strength and Conditioning Specialist, CSCS, della NSCA, è la certificazione più comune tra gli S&C coach a tutti i livelli. Per ottenerla è comunque richiesta una laurea e bisogna superare un esame).
L’istruzione post-laurea e le certificazioni, sono ovviamente importanti, ma se non metti in pratica ciò che hai studiato durante tutti quegli anni, limiterai fortemente le tue capacità di coaching. Molte volte si impara di più sperimentando “in campo” che leggendo libri su libri, ricercando la verità assoluta.
Anche provare su sé stessi i programmi di allenamento che si intende poi somministrare ai propri atleti, potrebbe essere una strategia efficace per diventare un coach migliore.
I due obiettivi primari dello Strength and Conditioning Coach
Il primo è sicuramente quello di elevare ad un livello superiore le prestazioni atletiche degli atleti, migliorandone la velocità, la forza e la potenza (anche se le specifiche variano a seconda dell’atleta e dello sport).
Il PFA crea programmi di allenamento mirati sia per la squadra che per il singolo atleta, lavorando in stretto contatto con gli allenatori. Questo di solito include l’insegnamento delle corrette tecniche di sollevamento, la supervisione e la motivazione degli atleti mentre si allenano e la valutazione delle loro prestazioni prima e dopo il programma.
La natura del programma annuale varia anche in base al momento del calendario agonistico. Per esempio, durante l’off-season, si tende a dare maggior focus e importanza alle sedute di conditioning. L’in-season, è caratterizzata invece da programmi di conditioning che tendono a concentrarsi prevalentemente sul mantenimento delle componenti di resistenza e forza, dando più spazio agli allenamenti tecnico-tattici.
Valutare e misurare gli atleti sono procedure essenziali per il PFA e dovrebbero essere eseguite regolarmente in tutte le categorie e fasce d’età con test appropriati. Vengono valutate più frequentemente la forza, la potenza, la velocità, l’agilità e la composizione corporea e vengono registrati i progressi.
La programmazione perfetta non esiste: infortuni, assenze degli atleti, imprevisti di qualsiasi genere (come il COVID), vacanze ecc. Per questo è importantissimo riuscire a stilare una programmazione quanto più corretta e ben modulata in relazione al calendario competitivo.
Il secondo obiettivo è ridurre gli infortuni. A tal fine, i PFA dovrebbero progettare dei protocolli di allenamento per rafforzare le parti del corpo che sono più soggette a lesioni in quel determinato sport.
Pertanto, per evitare che gli atleti si infortunino durante l’allenamento, dovrebbero conoscere la corretta tecnica d’esecuzione degli esercizi ed essere in grado di insegnarla agli atleti. I PFA dovrebbero osservare attentamente i loro atleti durante l’allenamento e fornire loro feedback e istruzioni efficaci quando e se necessario.
Parallelamente, anche un adeguato piano di prevenzione degli infortuni dovrebbe essere inserito nella loro programmazione annuale.
Il ruolo del PFA all’interno del Club
Negli ultimi anni un numero sempre più elevato di allenatori e staff tecnico/dirigenziale hanno compreso il valore aggiunto che un PFA può apportare all’interno di una società sportiva.
È fondamentale far comprendere e trasmettere l’importanza di inserire un preparatore atletico all’interno di un club e pertanto investire in questa figura professionale.
Non solo, c’è sempre più consenso e convinzione che inserire le sedute di forza nella programmazione, e in determinati casi il Weightlifting, sia una strategia necessaria per alzare il livello di preparazione fisica dell’atleta, e quindi la performance.
Questo è l’ipotetico scenario a cui si assiste in società non professionali o comunque di medio-basso livello.
Nel caso di piccole realtà in cui esiste il PFA, infatti, non sempre gli viene data la giusta importanza: poco materiale a disposizione, poche ore di lavoro, poca comunicazione tra i componenti dello staff… purtroppo è una dura lotta.
Ci si sente emarginati e sottopagati per le ore che la società richiede e a volte pretende. A molti capita addirittura di sentirsi in difficoltà a chiedere un “rimborso spese”, per pagarsi almeno il carburante o semplicemente per coprire le ore che si spendono in campo, tralasciando totalmente quelle “intellettuali”.
Questo è un altro punto focale che molti dirigenti non riescono a comprendere poiché molti di loro pensano che la seduta venga improvvisata al momento, quando invece richiede ore e ore di studio a casa.
Ovviamente tutto ciò non accade qualora ci si ritrovi a collaborare all’interno di una società di alto livello, dove coesistono e collaborano più figure professionali.
Il rapporto con l’allenatore
Per far sì che la macchina cammini ci deve essere sintonia tra allenatore e preparatore.
Quest’ultimo deve essere un supporto alla figura del coach, potrà indirizzarlo su come ottimizzare le sedute, lavorando sui sistemi energetici in maniera ottimale e non solo. È fondamentale che si crei un rapporto di fiducia e di stima reciproca tra i due. Per portare avanti un buon lavoro dovranno concordare insieme, a priori, gli obiettivi delle sedute, seguendo il calendario sportivo e quindi le competizioni.
Per fare un esempio pratico, se ci troviamo in un microciclo in-season, è impensabile chiedere all’allenatore di lasciarci a disposizione l’intero allenamento precedente il match, poiché normalmente è dedicato alla parte tecnico/tattica. Il PFA potrà però fare richiesta di prendersi più tempo il giorno più lontano dal match e dedicarlo alla parte fisica.
Avendo il medesimo fine, ovvero ottenere una buona performance atletica e cercare di limitare quanto possibile gli infortuni, sarà compito del preparatore trovare il metodo più ottimale per raggiungere questo obiettivo.
Il rapporto con i propri atleti
Essere in grado di relazionarsi con l’atleta conferisce maggiore credibilità ad un PFA o ad un allenatore in generale.
Dobbiamo ricordarci che i nostri atleti sono prima di tutto delle persone. Prendersi cura dei propri atleti, sia dal punto di vista atletico che umano, è un’altra qualità che un PFA dovrebbe maturare. Ascoltare le loro preoccupazioni e opinioni aiuta a costruire un rapporto di fiducia reciproca che permette anche di rendere gli allenamenti più qualitativi. L’atleta saprà che tu, PFA, hai preso in considerazione le sue esigenze.
Una strategia per avvicinarsi ai propri atleti è comunicare loro prima di iniziare l’allenamento, generalmente ad inizio anno sportivo, quali sono le aspettative per la nuova stagione. Dimostrando loro che sei cosciente del fatto che non tutti amano allenarsi, li aiuterà a sentire meno la pressione degli allenamenti.
Soprattutto bisogna essere coerenti e non perdere di credibilità di fronte ai propri atleti. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra essere ironici, anche con se stessi, ma rimanere professionali. È corretto creare un clima sereno, ma bisogna anche far capire quando è il momento per poter ridere e scherzare e quando invece bisogna tornare in riga.
È comunque fondamentale saper coinvolgere i ragazzi attraverso una comunicazione adatta rispetto alla fascia d’età a cui ci stiamo rivolgendo.
LE SKILLS DEL STRENGTH AND CONDITIONING COACH: Solo competenze teoriche?
- Essere dei buoni motivatori. Un coach dello S&C deve essere, oltre che un buon insegnante, una persona che ami il suo lavoro e che grazie alla sua passione sappia coinvolgere, fare gruppo e trasmettere la voglia di allenarsi ai suoi atleti.
- Essere disposti a dedicare molte ore alla vita professionale. Avere una carriera come PFA significa anche mettere in conto che si dovrà scendere a compromessi con la propria vita personale (spesso nel weekend dovrai accompagnare i tuoi atleti in gara).
- Lodare pubblicamente i loro atleti, così come lo staff tecnico, per gli obiettivi raggiunti.
- Formarsi continuamente e mettersi in discussione. È importante anche chiedere consigli, opinioni ai propri colleghi e/o ad altri professionisti.
- Prestare sempre attenzione ai dettagli senza mai perdere di vista il quadro generale: gli allenatori di successo sono consapevoli di come i piccoli problemi influenzano i loro atleti e, alla fine, possono influenzare anche i loro piani meglio preparati. Vengono sempre esaminati i più piccoli dettagli riguardanti allenamento e recupero.
- Possedere competenze relazionali. Lavorare in equipe è imprescindibile. Per esempio, qualora si dovesse avere un atleta infortunato, il PFA dovrà consultarsi con il medico/ortopedico (in base alla gravità dell’infortunio) o con il fisioterapista. Altre figure professionali con cui il PFA collabora potrebbero essere un nutrizionista sportivo o psicologo.
Considerazioni finali
Gli S&C coach come i personal trainer e gli istruttori di corsi in gruppo, aiutano le persone a migliorare la propria forma fisica.
Gli Strength and Conditioning coach differiscono dalle altre figure poiché i soggetti/clienti con cui lavorano hanno come obiettivo il miglioramento delle loro prestazioni sportive o abilità in un determinato sport. Ciò significa che i PFA hanno un ruolo fondamentale all’interno delle società sportive e gli stipendi variano tanto quanto il tipo di lavoro che svolgono o dal tipo di società con cui collaborano (dilettantistica/professionistica).
Migliorare le prestazioni atletiche e ridurre il rischio infortuni tra i propri atleti dovrebbero essere gli obiettivi primari di uno S&C coach, a prescindere dal livello di preparazione dei suoi atleti.
Per concludere, per essere un buon PFA non è necessario avere uno straordinario fisico scolpito o performante. Quello che non può mancare è padroneggiare la materia dal punto di vista conoscitivo ed essere empatici e resilienti, senza dimenticarsi mai l’importanza del lavoro di equipe.
Vuoi ricevere contenuti pratici e sempre aggiornati, come quelli citati in questo articolo? Allora non ti resta che diventare uno dei membri della nostra University Lab!
Dai anche un’occhiata ai nostri corsi di formazione pensati per i Professionisti del Movimento!
Agnese Camillini
Note sull’autore
Laurea Magistrale in Scienze dello Sport
Master accademico in rieducazione funzionale e neuromotoria
Certificazione in Personal Training – Training Lab Italia
Certificazione in Functional and postural recovery -Training Lab Italia
Certificazione in Strength and conditioning – Training Lab Italia
Bibliografia
- Profile of a Strength and Conditioning Coach: Backgrounds, Duties, and Perceptions. Hartshorn, Mark D. MSc; Read, Paul J. PhD, CSCS*D; Bishop, Chris MSc; Turner, Anthony N. PhD, CSCS*D. Strength and Conditioning Journal: December 2016 – Volume 38 – Issue 6 – p 89-94
- Traits of Successful Strength and Conditioning Coaches Greener, Trent MS1; Petersen, Drew MS2; Pinske, Kim MS3. Strength and Conditioning Journal: February 2013 – Volume 35 – Issue 1 – p 90-93