Osteoporosi e attività fisica in acqua: falsi miti e verità

Data:

26/04/2018

Indice degli argomenti

Approfondiamo i falsi miti e le verità dell’esercizio fisico di un soggetto con Osteoporosi in acqua.

Lo sport in acqua

Le attività sportive in acqua a livello amatoriale sono sempre più presenti nei palinsesti di molte strutture nelle quali è presente una vasca o un piano acqua, perché sono divertenti, relativamente allenanti ed essendo spesso di gruppo, riescono a formare ottimi rapporti inter-persona che rendono l’attività ancora più produttiva in quanto vi è una forma di stimolazione specifica.

I vantaggi dell’attività motoria svolta in scarico gravitazionale, offerto dall’acqua, sono molteplici e indiscutibili, ma spesso sono filtrati dei messaggi agli utenti che svolgono tali pratiche, non troppo corretti oppure non del tutto veri, soprattutto per il fatto che la maggior parte di tali persone sono di genere femminile con una fascia di età che va dai 40 ai 60, con dei cambiamenti ormonali indotti dalla menopausa devastanti se non controllati. 

Detto ciò, è immediato il collegamento da fare con l’osteoporosi, patologia che colpisce proprio quei soggetti descritti sopra, per la quale i processi preventivi sono molto differenti. Infatti, per un miglioramento della rigenerazione della matrice ossea, la letteratura scientifica parla chiaro: gli esercizi sotto carico gravitazionale risultano essere i migliori, al contrario di quanto avviene in acqua.

Qual è dunque la cosa migliore da fare?

Osteoporosi: definizione e chiarimenti

Innanzitutto, la cosa più importante da chiarire è l’eziologia di questa patologia, i vari sintomi ed in che modo si manifesta. 

L’osteoporosi è, per definizione, una malattia che colpisce il sistema scheletrico con una riduzione della massa ossea e una conseguente alterazione della componente trabecolare ossea, la quale costituisce l’“architettura” del tessuto scheletrico.

Colpisce solo in Italia circa 5 milioni di persone di cui l’80% è rappresentato da donne in post-menopausa, che a causa della patologia aumentano considerevolmente il rischio di fratture: il carico statico sull’osso supera la sua capacità resistente. Le zone più colpite statisticamente sono il collo del femore, i corpi vertebrali della zona dorso-lombare e l’epifisi distale del radio (definita anche frattura di Colles). 

Le cause dell’osteoporosi sono molteplici, ma si differenziano soprattutto in base alla ragione per la quale si presenta una diminuzione della matrice ossea:

  1. si definisce primaria se il processo è fisiologico con un’attività di rimodellamento e rimaneggiamento osseo più lenta e meno efficace;
  2. secondaria invece, se derivata da malattie del sangue o endocrine o gastro-intestinali (celiachia) o ancora a causa di una cura farmacologica che sottopone l’osso ad una forza osteoclastica più forte, dovuta, a volte, ad un’ipocalcemia ematica.

L’osteoporosi primaria è quella che ci interessa di più in quanto le attività preventive devono essere applicate molto presto sia nella donna sia nell’uomo dato che la quantità di tessuto minerale osseo raggiunge il picco poco dopo i 20 anni e non aumenta per tutta la vita. 

Intervenire per tempo risulta rilevante nel futuro della persona, perché si può rallentare il normale processo fisiologico di invecchiamento e di demineralizzazione ossea. 

A questo punto occorre fornire una seconda classificazione dell’osteoporosi primaria, in quanto una seconda causa dell’avvento di questa malattia è la menopausa, fardello a cui le donne, devono, chi prima chi dopo, andare incontro. Essa, causa un forte calo di estrogeni (progesterone), ormoni importanti nell’equilibrio funzionale di paratormone, vitamina D e calcitonina, elementi fondamentale nel processo di rimodellamento osseo che nel nostro corpo è costante e continuo, infatti circa il 10% del tessuto viene rinnovato ogni anno.

In breve, la vitamina D favorisce il riassorbimento di calcio e fosforo a livello intestinale, il paratormone in situazioni di ipocalcemia ematica promuove la liberazione delle scorte di calcio dello scheletro, mentre la calcitonina si oppone a tale meccanismo, inibendo l’attività degli osteoclasti. Questi, insieme agli osteoblasti citati sopra, sono le cellule responsabili del rimodellamento osseo garantendo il corretto equilibrio di produzione e distruzione del tessuto.

 Gli estrogeni in tutto ciò svolgono un ruolo di primaria importanza in quanto per esempio:

  • stimolano un maggior assorbimento di calcio nel circolo renale;
  • favoriscono l’assorbimento intestinale del calcio previa conversione di vitamina D;
  • aumentano sintesi di calcitonina. 

Dopo la menopausa, con questo forte scombussolamento ormonale, risulta normale che il processo osteoporotico sia più stimolato. Infatti le donne in post-menopausa sono proprio i soggetti più colpiti. 

Ora, in che modo si può prevenire e contrastare, per quanto possibile, l’osteoporosi?

Prevenzione e metodiche di intervento

Tralasciando l’aspetto terapeutico e farmacologico non di nostra competenza, il nostro intervento ha come fine quello di massimizzare in età post-puberale, la quantità di massa ossea, mentre in età adulta di preservare e stimolare il più possibile i vari processi di rimodellamento spiegati sopra.

Il miglior modo per stimolare la densità minerale ossea è sicuramente l’attività fisica in carico gravitazionale e di questo la letteratura scientifica è più che d’accordo, infatti i numerosi studi condotti hanno dato tutti gli stessi riscontri. Ci sono però risultati diversi in base al tipo di attività fisica eseguita: lavorare con resistenze e sovraccarichi contribuisce ad un maggior rimodellamento osseo rispetto ad un’attività aerobica di lunga durata.

Uno studio condotto da Ishikawa e colleghi nel 2009, ha evidenziato che gli atleti maratoneti, molto allenati con lavori di resistenza, presentavano dei livelli di densità minerale inferiore ai non atleti, per cui si presuppone che l’agonismo in sport di carichi aerobici molto importanti, non sempre conduce ad un beneficio sul metabolismo osseo.

Non esistono, tuttavia, dei veri e propri protocolli di intervento definiti, dal momento che i benefici dell’attività fisica sono relativi ad ogni singola persona e stilare un piano di applicazione motoria specifica al rimodellamento osseo risulta ancora impossibile da creare.

Ma se la scienza sostiene che allenarsi con sovraccarichi e resistenze sia la soluzione più efficace per prevenire un indebolimento del tessuto osseo, è veramente funzionale promuovere così tanto i vari corsi e le varie attività svolte in acqua (AcquaGym, Idrobike, AcquaWalking etc) molto in voga nel genere femminile soprattutto in quelle fasce d’età a rischio?

Attività motoria in acqua: quali sono i reali benefici?

Dopo il discorso fatto in precedenza, inevitabilmente la domanda sorge spontanea!

Se viene, infatti, valutata la funzionalità di un’attività in scarico gravitazionale, in quanto l’acqua grazie alla famosa spinta di Archimede, sgrava il peso dell’atmosfera su di noi, eliminando ogni forma di carico sulle nostre articolazioni (aspetto molto importante e utile per certi tipi di lavoro), ma soprattutto sulle nostre ossa, le conclusioni potrebbero non essere positive.

Quindi da un punto di vista di prevenzione dell’osteoporosi, le risposte convergono tutte nella stessa direzione: fondare il proprio programma fisico settimanale sull’attività fisica svolta in acqua (piscina, fiume, mare o lago che sia) non è per nulla funzionale a quel rimodellamento osseo tanto ricercato da noi scienziati motori nei confronti di quei, ma soprattutto di quelle clienti che hanno un necessario bisogno di prevenire l’avvento di questa patologia. Il perché l’abbiamo spiegato, ma è bene ripeterlo: il lavoro con sovraccarichi e resistenze genera un processo fisiologico di rigenerazione della matrice ossea migliorando la densità minerale ossea.

Risulta, però, fondamentale specificare che questo articolo non vuole sminuire l’allenamento e l’attività motoria praticata in acqua, dato che i benefici portati da questa sono molti e ben chiari soprattutto nella letteratura scientifica su cui occorre sempre basarsi. La riattivazione del microcircolo, l’effetto pompage sulle articolazioni, il lavoro di resistenza e tonificazione muscolare insieme ai benefici indotti dalla attività aerobica sono solo alcune delle tante positività dell’attività in acqua. 

Molti studi sono stati fatti ad esempio sui miglioramenti della dolorabilità nei pazienti affetti da osteoartriti al ginocchio dopo un periodo di tempo in cui erano stati somministrati degli esercizi in acqua con dei risultati ottimali (Silva 2008, Kunduracilar 2018). Stessi benefici riportati su interventi alle anche come ci dimostra in un suo studio Bartels con colleghi nel 2016.

Conclusioni

Per concludere, visti i riscontri della bibliografia scientifica e di quanto dicono le ultime ricerche, la prevenzione per l’osteoporosi è molto importante e molto efficace se fatta in un’età corretta; successivamente è bene preservare la salute del cliente con programmi di intervento studiati e pensati ad hoc sulla persona per promuovere il processo di rimodellamento osseo, fondamentale per il mantenimento della massa ossea. 

Le attività in acqua devono essere promosse come aiuto e sostegno al proprio programma di lavoro per completare l’apporto di benefici sul cliente, ma non è bene che siano un completo sostituto all’attività motoria in carico gravitazionale, dato che, soprattutto per donne in una certa soglia di età, il focus deve essere improntato su un altro piano di intervento.

Jacopo De Nardo
Note sull’autore
Laurea Triennale in Scienze delle Attività motorie e sportive con Lode
Certificazione TRAINING LAB ITALIA Functional Training
Certificazione in Suspension Training (trx)
Certificazione in Myofascial Compression Therapy level 2 (trigger point)
Studente in Osteopatia presso Osteopathic Manual Therapy School di Fisiomedic Academy
Chinesiologo presso Ospedale San Giovanni Antica Sede di Torino
Istruttore di Training (ems)
Preparatore fisico di Basketball

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Bibliografia

  • Senderovich H et al; AN INSIGHT INTO THE EFFECT OF EXERCISES ON THE PREVENTION OF OSTEOPOROSIS AND ASSOCIATED FRACTURES IN HIGH-RISK INDIVIDUAL; Rambam Maimonides Med J. 2018 Jan 29.
  • Janik M et al; EFFECTS OF PHISICAL ACTIVITY ON SCLEROSTIN CONCENTRATION; Endokrynol Pol. 2018 Feb 21.
  • Banfi G et al.; BONE METABOLISM MARKERS IN SPORT MEDICINE; Sports Med. 2010 Aug 1.
  • Ishikawa T et al.; BIOCHEMICAL MARKERS OF BONE TURNOVER. NEW ASPECT. BONE METABOLISM MOVEMENT IN VARIOUS SPORTS AND PHYSICAL ACTIVITIES; Clin Calcium. 2009 Aug.
  • Varahra A et al.; EXERCISE TO IMPROVE FUNCTIONAL OUTCOMES IN PERSONS WITH OSTEOPOROSIS: A SISTEMATIC REVIEW AND META-ANALYSIS; Osteoporos Int. 2018 Feb.
  • Silva MR et al.; WATER-BASED AEROBIC AND COMBINED TRAINING IN ELDERLY WOMEN: EFFECTS ON FUCNTIONAL CAPACITY AND QUALITY LIFE; Exp Gerontol. 2018 Feb 21.
  • Kunduracilar Z et al.; THE EFFECTS OF TWO DIFFERENT WATER EXERCISE TRAININGS ON PAIN, FUNCTIONAL STATUS AND BALANCE IN PATIENTS WITH KNEE OSTEOARTHRITIS; Complement Ther Clin Pract. 2018 Feb 1.
  • Silva LE et al.; HYDROTHERAPY VERSUS CONVENTIONAL LAND-BASED EXERCISE FOR THE MANAGEMENT OF PATIENTS WITH OSTEOARTHRITIS OF THE KNEE: A RANDOMIZED CLINICAL TRIAL; Phys Ther. 2008 Jan;88(1):12-21. Epub 2007 Nov 6.
  • Bartels EM et al.; AQUATIC EXERCISE FOT THE TREATMENT OF KNEE AND HIP OSTEOARTHRITIS; Cochrane Database Syst Rev. 2016 Mar 23.
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